Grandi novità arrivano dagli Stati Uniti, dove le atrocità commesse nei confronti degli animali, saranno ufficiosamente perseguibili per legge. È quanto deciso dalla Federal Bureau of Investigation, più comunemente nota come F.B.I: fino a pochissimo tempo fa infatti, il reato veniva catalogato come "Altri", alla stregua dei reati su minori. Ora invece, chi commetterà maltrattamenti sugli animali andrà incontro a capi d'imputazione pari a quelli di un omicida o qualsiasi altro criminale.
Quello compiuto dall'agenzia governativa americana, è sicuramente un grande passo in avanti. Ma qual è il vero motivo che si cela dietro questa scelta? Secondo l'F.B.I chi commette atti violenti nei confronti di animali, riassumibili come torture, abusi, negligenza, organizzazione di lotte e di combattimenti, è portato a diventare un serial killer.
Tale teoria si baserebbe su una serie di esempi che qui vi riportiamo: lo "Strangolatore di Boston", il cui vero nome era Albert De Salvo, usava intrappolare cani e gatti in gabbie di legno e poi ucciderli con delle freccette. Un altro esempio è dato Jeffrey Dahmer, noto come il cannibale di Milwaukee, che impalava le teste di ratti, cani e gatti.
Del resto è comunemente detto che chi non ha rispetto per gli animali non lo ha nemmeno per i suoi simili.
E per quanto riguarda l'Italia, qual è la situazione che si prospetta? Nel nostro Bel Paese il maltrattamento nei confronti degli animali è cosiderato reato, ai sensi dall'art. 544-ter del Codice Penale, che prevede una reclusione dai 3 mesi a 1 anno (aumenta con la morte dell'animale). In realtà questa pena non viene quasi mai applicata, limitandosi il più delle volte solo ad una semplice sanzione pecuniaria.